+ esposizione + contrasto
Partendo dal presupposto che la fotografia non è mai la realtà, ma solo un frammento di essa, l’immagine prodotta risulta una soggettivazione della realtà stessa, che segue schemi e preconcetti di chi la genera.
Nessuna società è mai stata così dominata dalle immagini come la nostra, la società dello spettacolo si consuma sempre più velocemente sotto i nostri occhi. Il digitale ha reso possibile la produzione delle immagini ancora più ambigua, eppure la nostra capacità di comprensione dell’immagine stessa diminuisce quanto più è possibile manipolarla, rendendo molto labile il confine tra finzione e realtà.
Oggi molte persone possiedono mezzi per riprendere le immagini del proprio tempo, e proprio quest’ultime luccicano davanti ai nostri occhi attraverso i social, presentando il vivere quotidiano in una vetrina a cielo aperto dove tutti possono vedere tutto e tutti possono essere contemporaneamente spettatori del niente.
È interessante analizzare come questi meccanismi si inneschino ormai nei momenti di dissenso di piazza: ad esempio, negli ultimi anni manifestazioni e contestazioni avutesi in città, si constata una presenza sempre più massiccia di apparecchi fotografici e smartphone intenti a catturare l’istantaneità del presente.
La riproduzione istantanea del presente comporta una continua alienazione, smaterializzando il tempo del “qui ed ora”. Se l’azione fatta al momento viene subito informatizzata e virtualizzata, si annulla lo scarto che c’è tra azione e risposta, producendo un’incompatibilità tra il tempo reale e lo scambio di tali azioni. Pensieri e azioni finiscono così per allinearsi a macchine ed apparecchi, confinando il pensiero nei limiti di quel che la macchina stessa può captare.
Attualmente i sistemi di controllo si fanno sempre più sofisticati servendosi sempre più delle immagini (sistemi di videosorveglianza invadono sempre più le nostre città) motivo per cui dovrebbe esserci una tendenza inversa da parte di realtà movimenti, gruppi politici, che si dichiarano in “avanguardia” di dissenso rispetto all’egemonia del potere. Si dovrebbero tralasciare manie di protagonismo dello spettacolare, spegnere gli apparecchi (che invadono sempre più il nostro quotidiano rendendoci sempre più ebeti e impassibili nei confronti della realtà) e alzare il livello del CONTRASTO (per parlare in termini fotografici). Spegnere questi apparecchi è anche un modo per tutelare chi sta in piazza cosciente e presente pronto a mettere in campo AZIONI piuttosto che simulazioni della realtà.
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