Il focus del mio progetto fotografico è destinato agli homeless metropolitani di diverse città europee ( Napoli, Barcellona, Marsiglia, Valencia) che si ritrovano a vivere per strada senza una fissa dimora. La città, se vissuta per strada, è uno degli ambienti più avversi all’uomo.
Il corpo di chi è senza fissa dimora si scontra con la durezza della vita della metropoli, spesso indifferente. ‘’ Vivere per strada è come abitare in una casa dalle porte di vetro’’: quello che palesemente manca ai senza fissa dimora è un luogo privato, autonomamente gestibile. Per questo, acquistano così importanza, i luoghi definiti interstiziali, ossia quei meandri dove spesso si sviluppa un mondo parallelo.
Sono i luoghi di confine, i posti tra il noto e l’ignoto, dove i senzatetto, trovano rifugio e accoglienza, resi invisibili dall’anonimato della folla metropolitana. Lo spazio sociale non è mai neutro e uniforme, bensì è il risultato di diverse interazioni sociali che riempiono di significatività un luogo, rendendolo vivo e abitabile. Il non abitare un luogo determina una violazione all’identità di un corpo. I senza tetto sviluppano così forme di resistenza urbana all’anonimato metropolitano, sopravvivendo in una jungla urbana.