Protagoniste della scena periferica delle nostre città, siamo abituati a guardare le architetture industriali come mostri che sorgono dal terreno sempre o quasi sporco, polveroso che non invita gite fuoriporta.
Ci ostiniamo a catturare tali ferraglie perché uniti a loro dalla vita che li anima, il lavoro degli operai che scorrono come particelle nelle loro cavità: lunghi corridoi, nastri trasportatori, gru e carrelli, impalcature e ponteggi.
Non solo una rievocazione dello spirito che li fabbrica come architetture di tipo industriale, ma la volontà di prendere visione con i luoghi del lavoro,presente e passato, per arrivare a scatti che ci portano a vedere come tanto diversa è la condizione al di là dei mostri di ferro.
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